di Daniela De Crescenzo - In Campania si muore più che nel resto d’Italia. E non solo: se ci si ammala di tumore si hanno più possibilità che altrove di lasciarci la pelle.
Ma non è detto che l’eccesso di mortalità sia provocato dai rifiuti tossici, dai roghi alla diossina, dagli sversamenti illegali. Anzi, è possibile che si muoia di più perché da noi è più difficile curarsi.
È la tesi sostenuta nella relazione finale del gruppo di lavoro sulla «Situazione epidemiologica della regione Campania ed in particolare delle province di Caserta e Napoli, con riferimento all’incidenza della mortalità per malattie oncologiche» che sarà presentata oggi ad Aversa (sala consiliare del Palazzo di Città, piazza Municipio) dal ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Il gruppo coordinato da Giuseppe Ruocco, direttore generale della prevenzione del ministero, era stato costituito nel luglio scorso proprio per verificare la connessione tra i morti per tumore nella area e i fattori ambientali, in particolare quelli relativi alla gestione dei rifiuti e ai roghi tossici. Ha lavorato esaminando i dati già disponibili: insufficienti, a quel che pare, per
arrivare a risultati definitivi. Tanto che nelle conclusioni dello studio si propone di dare il via a ulteriori indagini epidemiologiche su piccole aree con forti sospetti di danno da inquinanti e di organizzare misurazioni sistematiche e attendibili di esposizioni ambientali connesse a rifiuti.
QUI LA RELAZIONE DEL MINISTERO DELLA SALUTE
Ma torniamo ai dati. Tra Napoli e Caserta, dicevamo, si muore prima che in altre regioni italiane e infatti l’attesa di vita alla nascita è inferiore di due anni rispetto a quella di chi nasce nelle Marche, la regione dove i cittadini hanno la speranza di vivere più a lungo.
Non solo: non si muore prima solo per una singola patologia e ad essere a rischio non è un solo sottogruppo di popolazione, come, spiegano gli esperti, ci si attenderebbe da esposizioni ambientali limitate geograficamente.
In Campania, come in generale in Italia, nel 2009 le malattie del sistema circolatorio rappresentano la causa principale (40% circa) dei decessi; risultano inoltre elevati i tassi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio e dell’apparato digerente. E si muore di più anche per diabete mellito: per quest’ultimo il numero dei decessi tra le donne è addirittura doppio rispetto al dato nazionale. Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dell'intera Italia per il contributo delle province di Caserta (solo per gli uomini) e di Napoli (per entrambi i generi), con tassi particolarmente elevati per tumori di fegato, laringe, trachea-bronchi e polmone, prostata, vescica (nelle donne solo del fegato, della laringe e della vescica).
E soprattutto in Campania si viene colpiti dal cancro ai polmoni in maniera significativamente superiore che nel resto d’Italia. Questi eccessi, però, secondo gli esperti sono in buona parte riconducibili alla diffusione di infezioni da virus per l’epatite C e B, e alla forte presenza di fumatori. In Campania, poi, se si viene colpiti dal cancro, si muore più facilmente che altrove.
E qui dai relatori arriva un’altra informazione allarmante: la frequenza della mortalità tra gli ammalati va di pari passo con la scarsa adesione ai programmi di screening. La partecipazione alla road map dei controlli è molto lontana dalla media nazionale e dalla copertura necessaria. E poi si conferma il dato già evidenziato da indagini precedenti: nella parte meridionale della Provincia di Napoli e nella parte settentrionale della Provincia di Caserta, ci sono malformazioni congenite alla nascita superiori che nel resto d’Italia.
Una sola buona notizia: anche tra Napoli e Caserta, come nel resto d’Italia i tassi di mortalità, sono in diminuzione. Ma da noi il calo è meno sensibile che altrove.
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