Jeremy Rifkin, che tipo di crisi è quella che stiamo vivendo?
"Il vero terremoto si è verificato il 17 luglio 2008, quando il prezzo del petrolio è volato oltre i 147 dollari al barile. Oggi siamo alle prese solo con una scossa di assestamento. Allora i prezzi di tutti i beni di consumo arrivarono alle stelle, la gente smise di comprare e nel luglio del 2008 il mercato si fermò, si creò una fortissima inflazione e prese il via la recessione economica globale. Cinquanta giorni dopo ci fu il collasso del mercato del credito negli Usa perché non fu più possibile tenere in piedi la grande bugia: ad ogni aumento del credito si verificava un aumento del debito, e quando l'economia reale si è bloccata non c'è stata maniera di farla ripartire. Oggi viviamo le conseguenze di tutto ciò ma, ripeto, è solo una scossa di assestamento”.
L'Unione Europea sta andando nella giusta direzione?
“In questi giorni ho incontrato molti
leader europei, da Angela Merkel a Josè Barroso. E negli ultimi tre mesi ho avuto modo di parlare con molti politici italiani. Se l'Ue persegue soltanto politiche di austerità, è destinata a fallire. Serve una politica fiscale, ma soprattutto energetica, sostenibile”.
L'Euro sopravviverà a questa crisi?
"Sì, sopravviverà se la sostenibilità fiscale verrà tradotta i realtà e se ogni Paese si dimostrerà responsabile nei confronti degli altri”.
Però la Gran Bretagna ha appena detto no al nuovo patto Ue.
“La strada giusta è quella di una sempre maggiore integrazione”.
Cosa pensa della manovra messa a punto dal governo italiano?
"I mercati finanziari vi stanno dicendo: vogliamo che tagliate il vostro debito pubblico, ma vogliamo vedere i fatti. Però quando il governo va in questa direzione, i mercati rispondono: "Però non avete piani di crescita e così non andate da nessuna parte". L'austerity ci deve essere, ma l'Italia non deve compromettere la sua economia sociale di mercato, non deve compromettere il sogno europeo della qualità della vita e deve assicurarsi che l'austerità possa essere sopportata dai cittadini. Detto questo, i tagli ci devono essere e in Italia c'è molto spreco che deve essere ancora tagliato".
L'Ue sta mettendo a punto nuovi trattati per tenere sotto un controllo più stretto le politiche fiscali dei vari Paesi. E' la strada giusta?
"Sì, però mettiamo che l'Italia e l'Ue siano in grado di dare vita ad una grande riforma fiscale in modo che nessun governo europeo superi i livelli di guardia del suo debito, di dare nuove regole alle banche e trovi il modo di cautelarsi contro le bolle finanziarie. Ora, anche se l'Ue riesce a fare tutto questo, la domanda è: come si fa a far crescere l'economia ora che l'era del petrolio sta finendo?".
Come si fa?
"Va bene l'austerity, va bene la riforma fiscale, ma ora serve un nuovo piano di integrazione”.
Che tipo di integrazione?
“L'Europa ha tra le mani la gallina dalle uova d'oro, ma non lo sa: in Europa ci sono 500 milioni di consumatori. Che, sommati a quelli presenti in Nord Africa, diventano un miliardo: è il più grande bacino di consumatori del mondo. Quello che manca sono le infrastrutture che le consentano di creare una rete di comunicazione a banda larga e di energia verde condivisa tra le due sponde del Mediterraneo dando la possibilità ad un miliardo di persone di sviluppare commerci attraverso infrastrutture che siano completamente integrate. Questo il nuovo passo verso una nuova integrazione tra l'Europa e il Nord Africa. Se l'Ue non si muove in questa direzione, la sua sopravvivenza sarà in pericolo".
Quali pericoli corre?
“Se il prezzo del barile raggiungerà i 150 dollari, ogni tentativo di arginare questa crisi sarà vano perché avremo raggiunto il picco della distribuzione pro capite di petrolio e il picco della produzione. Abbiamo raggiunto l'apice della Seconda Rivoluzione Industriale, prima che sia troppo tardi e arrivi il vero terremoto dobbiamo capire che bisogna dare il via alla Terza Rivoluzione Industriale”.
Ovvero?
“Nella storia le grandi rivoluzioni sono avvenute nei momenti in cui nuovi mezzi di comunicazione hanno incontrato nuovi tipi di energie. La prima si è verificata quando la stampa ha incontrato l'energia del vapore: si è cominciato a stampare libri su scala industriale e i Paesi in cui si è verificata la prima rivoluzione industriale hanno potuto crescere le nuove classi dirigenti grazie ad un più alto livello di scolarizzazione. La seconda è avvenuta quando nuovi media come il telefono, la radio e la tv hanno incontrato il petrolio. Ora quest'era sta finendo. Ora inizia un'era nuova grazie a internet, che trasformerà il potere da verticale in laterale. Ci sono 2,3 miliardi di persone nel mondo che comunicano attraverso internet. Steve Jobs non è vissuto abbastanza per assistere alla nascita della sua leggenda: ha introdotto il personal computer, la sua generazione ha creato internet che ha democratizzato l'informazione. Quando utilizzeremo questa rete per democratizzare anche l'energia verde, allora avremo lo spostamento del potere. Questo creerà nuove opportunità di lavoro per i giovani in Italia e nel mondo”.
In che modo?
“Estrarre petrolio richiede molti investimenti di capitali, strategie politiche e militari, una produzione e una distribuzione centralizzate: oggi le prime tre delle prime 5 compagnie più grandi al mondo sono produttori di petrolio. Poi ci sono le banche, quindi 500 multinazionali che girano attorno alla produzione e alla lavorazione del greggio. Invece tra poco ogni casa produrrà energia nel proprio giardino attraverso il sole, il vento, l'energia geotermica, le biomasse. E venderà l'energia prodotta in più attraverso la rete. Questo è quello che io chiamo potere laterale”.
Noi in Italia abbiamo un grosso problema con i rifiuti.
"I rifiuti prodotti in un giorno verranno trasformati in energia nell'arco di una sola notte. Nell'ambito delle rinnovabili l'Italia è quello che l'Arabia Saudita è per il petrolio: ha più sole, più vento e più energia geotermica degli altri Paesi europei. Per questo l'Italia potrebbe essere il Paese leader in Europa per le energie alternative insieme alla Germania. L'Italia e l'Europa hanno il compito di traghettare il pianeta nella Terza Rivoluzione Industriale. La Germania lo ha capito, l'Italia sembrava averlo fatto, ma ancora non si è messa sulla strada giusta".
Come si fa a far capire queste cose ad una classe politica che ha un'età media superiore ai 60 anni?
"Il cambiamento avverrà dal basso. Quando i giovani cominciarono a condividere file musicali su internet, i produttori di musica non capirono cosa stesse succedendo: prima pensavano fosse uno scherzo, poi hanno cominciato ad aver paura e ora molti di loro stanno fallendo. Un altro esempio: quando la gente ha cominciato a condividere notizie ed informazioni sul web attraverso i blog, i giornali non hanno capito il fenomeno. Ora che le copie calano, i giornali si bittano su internet e creano i loro blog. L'Italia ha tutto per essere il Paese leader di questa nuova rivoluzione”.
Un esempio.
“Il vostro sistema economico è basato sulla rete costituita dalle piccole e medie imprese. La Terza Rivoluzione Industriale favorisce, piuttosto che i grandi poli industriali, le reti fatte di piccole e medie realtà che lavorano separatamente ma condividono benefici e profitti del lavoro. Sto lavorando con la Cgil per mettere in relazione la rete della piccola e media impresa italiana con le realtà simili sparse per l'Europa”.
Qual è la situazione dell'Italia in questo momento?
“La cultura italiana è la più creativa al mondo. Siete i leader nel design, nella moda, nella cucina, nel cibo, nelle tecnologie. Siete un grandissimo laboratorio di nuove idee che però non vengono tradotte in realtà. E poi le fa qualcun altro. Perché il potere politico e il potere economico è centralizzato e non fa passare le idee che vengono dal basso. Il passaggio al potere laterale favorirà la circolazione delle idee e l'espressione delle vostre reali potenzialità. Per la città di Roma ho già un piano”.
Ci spieghi.
"Con il sindaco Alemanno abbiamo immaginato Roma come una biosfera composta da tre anelli. Il più interno è il centro storico, il secondo è quello delle industrie e del commercio, il terzo è quello del paesaggio rurale. Il centro della città si sta spopolando perché costa troppo e con gli architetti abbiamo pensato di trasformare i molti magazzini e locali commerciali rimasti vuoti in centro e le fabbriche dismesse in periferia in loft a prezzi accessibili ai giovani come è accaduto a New York e Chicago. E all'interno sviluppare zone verdi e giardini. C'è già un progetto elaborato con Carlo Petrini e SlowFood. Nel secondo cerchio, le industrie dovranno riconvertirsi a emissioni zero, saranno collegate alla rete delle università: l'intera zona diventerà per il made in Italy quello che la Silicon Valley è stata per l'informazione”.
E il cerchio più esterno?
“ E' quello costituito dalle terre pubbliche di proprietà del governo: sono il 60% del territorio della città e sono inutilizzate. L'idea è quella di convertirle in un parco ecologico: i giovani verranno invitati a fondare aziende in grado di produrre energia verde e strutture ricettive per i turisti e a trasformarlo in un grande laboratorio della dieta mediterranea, il marchio più forte del made in Italy. Così si creerà una nuova realtà che potrà essere sfruttata da punto di vista turistico: i giovani che vogliono viaggiare non vogliono andare in città piene di traffico. Roma diventerebbe una città moderna, che si muove nella direzione della Terza Rivoluzione Industriale: per i giovani la sostenibilità è la chiave per mettersi in viaggio e fare turismo. Non solo: non appena questo piano comincerà a funzionare, Roma si connetterà con Genova, Firenze, Parma, vendendo l'energia prodotta in più. L'Italia è composta di regioni e una volta che una regione adotta il nuovo sistema, questo si allargherà alle altre. La civiltà è nata in Italia, il Rinascimento è avvenuto in Italia e ora il vostro Paese ha tutte le condizioni per dare vita ad un nuovo Rinascimento. Ma non credo che la vecchia generazione sia in grado di fare tutto ciò”.
Le nuove generazioni in Italia hanno grossi problemi.
“Lo so. Ci sono migliaia e migliaia di giovani laureati e preparati che non hanno un lavoro e vivono a casa dei genitori, quando dovrebbero essere fuori a sposarsi, a fare figli e a mettere a frutte le loro potenzialità. Stanno perdendo una fase fondamentale della loro vita. Ma sono anche consapevoli del cambiamento in atto: senza gli Indignados spagnoli e italiani non ci sarebbe stato il movimento di Occupy Wall Street. E tutto è cominciato grazie ai ragazzi della Primavera Araba: il cambiamento avverrà dal basso”.
LA VITA
Jeremy Rifkin, economista, compirà 67 anni il 26 gennaio. Autore di 18 bestseller, è presidente della Foundation on Economic Trends di Washington e consulente di vari Stati Ue. Il suo ultimo libro è La Terza Rivoluzione Industriale.
FONTE
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