L’acquisto di un elettrodomestico è sempre più una scelta che si basa non solo sulle sue caratteristiche tecniche, ma anche da un punto di vista di consumi ed efficienza energetica, per questo delle etichette energetiche sbagliate costituiscono un notevole danno economico.
Per quanto possa sembrare improbabile, recenti ricerche dimostrano che un’etichetta su tre (quindi il 33% degli elettrodomestici in commercio), risulta sbagliata.
A lanciare l’allarme, uno studio di Legambiente, portato avanti in collaborazione con il Movimento di Difesa del Cittadino.
Il progetto Marketwatch, ha analizzato un campione di oltre 2.500 prodotti (venduti sia online che in negozio) e i risultati sono un po’ preoccupanti.
Un terzo delle etichette, infatti, è risultato non corretto o addirittura assente; tra i prodotti “peggiori”, sono stati segnalati i televisori, i condizionatori e le cantinette.
Non è finita qui; si è anche riscontrato che molti rivenditori non rispettano l’obbligo di consegnare la scheda tecnica al consumatore, violando di fatto la normativa Ecodesign.
Tutto ciò si traduce in un danno per il consumatore, che non è messo nelle condizioni di potersi documentare correttamente circa i consumi e i costi degli apparecchi che metterà in casa, e un danno per l’ambiente, al quale non viene garantita la tutela necessaria.
E a livello economico è una perdita non poco rilevante, quantificabile in circa 400 € a famiglia.
Inoltre, le etichette energetiche sbagliate causano un abbattimento annuo di emissioni CO2 legato agli elettrodomestici di classi ad elevato risparmio, pari a circa 500 milioni di tonnellate, ossia l’1,5% delle emissioni mondiali.
Purtroppo, però, secondo gli ambientalisti soltanto il 10% degli elettrodomestici in commercio riporta informazioni corrette sui consumi energetici.
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