Il Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini da Bruxelles: "E' necessario adottare misure urgenti a livello nazionale che erano all’esame del Parlamento e rischiano di essere vanificate per la chiusura anticipata della legislatura". Tra le situazioni oggetto di infrazione: la gestione dei rifiuti in Campania e Roma
“L’Italia è impegnata a promuovere il recupero di materia e di energia dai rifiuti, attraverso l’estensione a tutte le regioni dei programmi per la raccolta differenziata e la progressiva riduzione delle discariche”. E’ quanto assicurato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini al commissario UE Janez Potocnik incontrato oggi a margine della riunione del Consiglio Ambiente a Bruxelles. “Ma - ha aggiunto il Ministro - è necessario adottare misure urgenti a livello nazionale che erano all’esame del Parlamento e rischiano di essere vanificate per la chiusura anticipata della legislatura”
Com’è noto il nostro paese rischia di dover pagare multe pesantissime, 56 milioni di provvisionale e 46 milioni ogni sei mesi, a
causa della procedura di infrazione relativa alla messa in sicurezza delle discariche non in regola.
Nonostante i grandi progressi ( i siti sono passati da 5000 a 214) c’è ancora molto da fare, e alcune Regioni hanno accumulato gravi ritardi anche per l’uso non efficiente delle risorse finanziarie disponibili e il ricorso a procedure “barocche” di autorizzazione degli interventi necessari.
Ulteriori e analoghe sanzioni (180 milioni all’anno) potrebbero essere decise per la non corretta gestione dei rifiuti in Campania. Il piano presentato alla UE dalla Regione prevede una entrata a regime nel 2016, ma nello stesso tempo non sono state adottate tutte le decisioni in merito alla localizzazione degli impianti in particolare per l’opposizione del Comune di Napoli mentre la raccolta differenziata procede a rilento.
Un situazione critica è anche quella di Roma, oggetto di due procedure di infrazione: l’uso quasi esclusivo della discarica come sistema di smaltimento dei rifiuti, per lo più non trattati, lo scarso livello di raccolta differenziata e l’ancora più bassa percentuale di recupero di materia ed energia creano le condizioni per sanzioni molto onerose a carico dell’Italia.
Era stato previsto un provvedimento per aggiornare gli obiettivi e gli strumenti per la raccolta differenziata ed il recupero di materia/energia dai rifiuti, modificando il decreto legislativo 152 del 2006, al fine di assicurare il raggiungimento omogeneo degli obiettivi a livello nazionale.
L’emergenza rappresentata dalle procedure di infrazione, qualora il Parlamento non fosse in grado di aggiornare la normativa, potrebbe autorizzare l’emanazione di un decreto legge con misure urgenti. Tra queste, oltre un vincolo generalizzato per la raccolta differenziata a carico delle Autorità competenti sostenuto da sanzioni a carico degli Amministratori inadempienti, la previsione di impiego degli impianti “fuori regione” per il recupero di materia e di energia dai rifiuti in impianti a tecnologia complessa per tempi limitati all’adeguamento dei singoli sistemi regionali e a condizione di non pregiudicare la corretta gestione dei rifiuti nelle regioni di destinazione. Avendo presente che peraltro già oggi il recupero energetico dei rifiuti urbani indifferenziati non è sottoposto ad alcun vincolo territoriale.
Per di più il sistema nazionale nel suo insieme sarebbe in grado di assicurare il recupero dei rifiuti prodotti, se sulla situazione italiana non incidesse una normativa nazionale più restrittiva di quella comunitaria. Quest’ultima infatti impone di conseguire l’autosufficienza a livello nazionale. Solo l’Italia ha invece previsto che tale autosufficienza debba attuarsi in ambito regionale e non nazionale, con il risultato paradossale dell’esportazione dei rifiuti all’estero.
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