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domenica 10 agosto 2014

Progetto orti etici: l’agricoltura sociale diventa realtà

Un chilo di prodotto di agricoltura sociale biologica, venduto in modo diretto ai consumatori al prezzo di mercato di 1,70 euro, assicura un margine di 0,35 euro per il progetto e consente un risparmio per le famiglie che li acquistano di 0,70 euro al kg rispetto ai normali canali di mercato, è la stima compiuta dall’Universitè di Pisa, che dal 2009 ha avviato il progetto Orti Etici, realizzato con il lavoro di persone a bassa contrattualità che compiono un percorso socio-riabilitativo tramite pratiche agricole e zootecniche.

L’analisi è contenuta in una tesi di Salvatore Griffo, 29 anni, originario di Bovalino Marina (Reggio Calabria), neolaureato in Produzioni agroalimentari e gestione degli agroecosistemi, evidenziando, spiega una nota dell’ateneo pisano, “il contenuto economico e sociale dei prodotti di agricoltura sociale con dati semplici, che fanno perè chiarezza sull’idea di coproduzione”. Dalla tesi emerge anche che al contenuto sociale se ne sommano altri: ogni chilo di verdura di agricoltura sociale realizza 6 minuti di lavoro inclusivo portando spesso un risparmio nell’uso dei farmaci consumati e rendendo le persone da percettori di assistenza a produttori di reddito e, dal punto di vista pubblico, consente il risparmio di 0,74 euro di spesa pubblica, per l’incremento di efficacia degli esiti sulle persone, ma anche per la differenza tra il costo del progetto Orti etici e altre ipotesi consuete di intervento.

Orti Etici – spiega Francesco Paolo Di Iacovo, relatore della tesi – è realizzato sui terreni condotti a San Piero, dal centro di ricerca interdipartimentale “Avanz”, in collaborazione innovativa con la cooperativa sociale Ponte Verde e con l’azienda agricola Bio-Colombini: l’iniziativa promuove formazione e inclusione sociale e lavorativa per persone inviate dai servizi per le tossicodipendenze, per l’esecuzione della pena all’esterno del carcere e dal distretto di salute mentale. Dal 2009 ha formato e incluso circa 50 persone assicurando, allo stesso tempo, la produzione di cibo fresco, locale, prodotto con tecniche biologiche.
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