Rifiuti, arriva la sanatoria della vergogna. Niente multe ai sindaci sulle discariche
Il collegato ambientale alla Legge di stabilità del governo proroga e posticipa gli obiettivi della raccolta differenziata per i Comuni. E di fatto solleva migliaia di amministratori dal rischio di pagare di tasca propria i danni provocati dal mancato rispetto di quei tetti. Un colpo di spugna che rischia di costare caro ai contribuenti italiani sui quali già pendono infrazioni europee per 100 milioni di euro
Un colpo di spugna per lavare i peccati ambientali dei sindaci. Mentre i Comuni bombardano gli italiani con avvisi di pagamento della Tares, il governo Letta condona loro milioni di euro di multe sui rifiuti. E dunque, niente sanzioni ai sindaci per “eccesso di discarica”. All’Italia della Terra dei Fuochi mancava giusto questo, il trattamento differenziato per primi cittadini inadempienti, con “collegata” deroga, sanatoria e liberatoria per disastri ambientali passati e futuri. Che spunta proprio nel cuore dell’Agenda Verde del governo approvata venerdì scorso. Incredula Legambiente, proteste si levano da diverse regioni d’Italia, in primis la Liguria, dove si è materializzata una condanna della Corte dei Conti agli amministratori locali a
rifondere l’erario del danno da loro provocato con l’insufficiente raccolta differenziata. Il punto è che la maggior parte dei sindaci ora si ritrova quella tagliola al collo, visto che la metà delle regioni italiane porta ancora il 50% di rifiuti in discarica e solo 1.300 amministrazioni locali hanno raggiunto dall’obiettivo fissato dalla legge 152/2006 di portare la differenzia al 65% entro il 2012.
Migliaia di sindaci, dunque, potrebbero essere chiamati a pagare di tasca propria le multe che la legge prevedeva in forma di maggiorazione, la cosiddetta “ecotassa”, nella misura del 20% del tributo sui rifiuti in eccesso conferiti in discarica dai comuni inadempienti. Costi su cui l’erario può rivalersi, come è accaduto a Recco (Genova), dove lo scorso maggio la magistratura contabile ha condannato gli amministratori a risarcire lo Stato per un milione di euro. In soccorso dei sindaci è arrivato, niente meno, il ministro dell’Ambiente. Il disegno di legge collegato alla legge di stabilità - presentato come primo tassello dell’Agenda Verde del governo ora all’attenzione della Camera – mette un bel cerotto al problema.
L’articolo 18 introduce una semplice modifica normativa che ha però l’effetto di una generale sanatoria perché sostituisce le scadenze degli obiettivi di legge fissati ormai sette anni fa e le deferisce nel tempo, sgravando di riflesso da eventuali azioni di responsabilità gli amministratori che, nel frattempo, non li hanno rispettati. Il tetto del 65%, che doveva essere conseguito l’anno scorso, slitta di 4 anni e arriva al 2016. Il provvedimento accorda anche il raggiungimento in “comode rate” dei livelli successivi previsti dalla legge del 2006 e che altri Paesi d’Europa, più civili, hanno raggiunto da anni: il 35% conseguito nel 2006 potrà essere raggiunto nel 2014, il 45% raggiunto nel 2008 per noi sarà un obiettivo tassativo solo nel 2015, cioè 7 anni dopo.
“E’ una cosa vergognosa – sbotta il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani – un provvedimento che premia gli amministratori che non rispettano gli obblighi di legge e penalizza quelli virtuosi, un controsenso rispetto al principio di equità economico-ambientale per cui chi più inquina più paga. Anziché pensare al condono per i sindaci, spostando gli obiettivi che non hanno rispettato, il governo dovrebbe incentivare il riciclo rendendolo meno costoso della discarica e dell’inceneritore. Solo così possiamo centrare gli obiettivi che l’Europa ci chiede”.
Dall’Europa multe per 100 milioni
Sono quattro le procedure di infrazione Ue all’Italia per eccessivo conferimento di rifiuti, discariche abusive e fuori norma. Allo stato più avanzato la 2003/2077, relativa a 218 discariche da bonificare in 18 regioni, che pende davanti alla Corte di giustizia. L’Italia rischia una multa di 61,5 milioni di euro e una multa giornaliera di 256.819 euro per ogni giorno successivo alla sentenza fino al momento di messa in regola. Altre procedure riguardano la Campania, per cui abbiamo già ricevuto una condanna con richiesta di sanzioni per 10 milioni e 250mila euro l’anno che dopo tre anni sono arrivate a quota 34 milioni. Segue la procedura sul ciclo rifiuti in Lazio innescata dalla discarica di Malagrotta (chiusa il 1 ottobre). E’ allo stadio di parere motivato, invece, la 2011/2215 su 102 discariche fuori legge in 14 regioni.
Perché alla fine si andrà a parare lì, sulle quattro procedure aperte che rischiano di costarci oltre 100 milioni di euro (come spiega nel dettaglio il box a fianco) e cui presto potrebbero aggiungersene altre. Per la felicità del contribuente italiano. “Quell’articolo spinge nella direzione contraria agli obiettivi indicati dall’Europa perché incentiva ulteriormente i Comuni verso il rifiuto in discarica. Se passa la proroga per il nostro Paese sarà ancora più difficile arrivare alla soglia del 50% di riciclaggio dei rifiuti a livello nazionale entro il 2020, come chiede l’Europa”. Ma quello che conta, a quanto pare, è rimandare il rischio imminente delle multe ai primi cittadini sull’ecotassa.
“Non si pagheranno fino a tutto il 2014 e dal 2015 le pagheranno solo i comuni che non avranno raggiunto nell’anno precedente solo il 35% di differenziata, non di più. E le multe che dovrebbero pagare quest’anno si pagheranno addirittura nel 2017. Una vera beffa per i Comuni virtuosi che hanno già raggiunto questo obiettivo lo scorso anno, come previsto dal decreto legislativo 152 del 2006″.
Ma non è una questione di guerra ai sindaci. “Il punto è che il collegato ambientale alla legge di stabilità prevede che gli incentivi per gli acquisti verdi arriveranno proprio dal pagamento delle multe sull’ecotassa, che però si pagherebbero solo a partire dal 2015”. Insomma, sanatoria con pasticcio. Resta da capire chi sono i mandanti. Ha pochi dubbi La Casa della Legalità e Cultura di Genova che ha seguito da vicino la vicenda di Recco. Il provvedimento era stato invocato proprio dal Presidente della Liguria Claudio Burlando che in una nota ufficiale del 4 aprile scorso aveva chiesto al presidente della Conferenza Stato-Regioni l’attivazione di una procedura che consentisse “tramite la definizione di un Accordo di programma tra Ministero dell’Ambiente, Regione ed enti locali interessati, di ottenere una deroga rispetto agli obiettivi fissati dalla normativa nazionale”. Se il provvedimento non sarà fermato alla Camera, a questo punto, il desiderio dei sindaci inquinatori (e di Burlando) sarà legge.
“Non si sa come andrà a finire. Ma noi faremo pressione sui parlamentari per togliere di mezzo quell’articolo vergognoso” promette Ciafani, che ricorda l’infausto destino del decreto Ronchi del 1997 che obbligava tutti i Comuni ad abbandonare entro due anni la tassa sui rifiuti a tariffa per quella a consumo. “In 16 anni non è mai stato tradotto in obbligo di legge per l’opposizione dei sindaci, che preferivano incassare i maggiori oneri derivanti da un calcolo a metro quadro, e grazie alla sponda del Parlamento, dove ogni due anni veniva votata la proroga”. Oggi ci risiamo, con l’aggravante della sanatoria per il passato dei sindaci inquinatori.
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