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giovedì 13 giugno 2013

Spazzatura al tempo dei Borboni

Napoli pulitissima (era il 1832) Il problema della spazzatura a Napoli in età borbonica era stato risolto. Non solo, quasi 200 anni fa si parlava già di raccolta differenziata. Difficile da credere? Ecco che cosa ordina ai napoletani, nel 1832, il prefetto di polizia Gennaro Piscopo: «Tutt’i possessori, o fittuarj di case, di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi, o volanti, avranno l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di stanza dal muro, o dal posto rispettivo». Il prefetto aggiunge che «questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne tutt’i frantumi di cristallo, o di vetro che si
troveranno, riponendoli in un cumulo a parte». Raccolta differenziata ante litteram? Lo sostiene il Consorzio per il recupero del vetro (Coreve), che ha rispolverato questo documento d’epoca con buon tempismo come curioso memento: le soluzioni, a volerlo, si trovano e anche un passato ormai dimenticato può dare lezioni di civismo. «I comuni della Campania, che entro 60 giorni devono presentare un piano per la raccolta differenziata, dovrebbero incaricare archivisti invece che ingegneri» ironizza Dante Benecchi, direttore del Coreve. Era già tutto stabilito. Nel dettagliato documento del prefetto, in 12 articoli, si descrivono le modalità della raccolta e chi ne è responsabile; si stabilisce il divieto di gettare a qualsiasi ora dai balconi «alcun materiale di qualunque siasi natura», comprese «le acque servite per i bagni », e di «lavare o di spandere panni lungo le strade abitate»; si stabiliscono pene per le contravvenzioni, non esclusa la detenzione. Insomma, nel Regno delle due Sicilie si faceva già un’attenta riflessione sul problema dell’accumulo di immondizia, e si pensava anche a come evitare di far finire tutto in un unico calderone, ovvero discarica. Una bella differenza con la situazione di oggi. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sui rifiuti, nel 2005 sono state prodotti in Italia 31,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, smaltiti per la maggior parte ancora in discarica. Mentre però al Nord finisce lì, senza alcun recupero, il 36 per cento della spazzatura prodotta, al Sud la percentuale è doppia e in alcune province raggiunge l’80-90 per cento. È questo uno dei nodi da sciogliere non solo per risolvere l’emergenza odierna, ma anche per evitare che situazioni del genere si ripetano. Il Coreve per esempio calcola che, se ben organizzata, la raccolta differenziata del vetro potrebbe facilmente arrivare in Campania a 180 mila tonnellate, contro le 31 mila raccolte nel 2007. Da qualche parte funziona già. Per esempio nella zona di Polla, provincia di Salerno, e dintorni si raccolgono già oggi 20,5 chili di vetro da riciclare per abitante, 5 volte il valore medio degli altri comuni della Campania.

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